“Il crepuscolo degli dei”: un fantasma a Fondi

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Il sogno, o l’incubo, dei fratelli Latilla è un viaggio nella folta notte che brama l’aurora.

di Tommaso de Brabant

Il cortometraggio dedicato dai fratelli Latilla alla cittadina laziale di Fondi lascia subito spiazzato lo spettatore. Chi è la figura che, munita di candelabro, si aggira tra le sale del castello Caetani? Si tratta di una figura reale o immaginaria? Il film potrebbe raccontare le avventure di un gentiluomo dell’epoca, interpretato oggi da Francesco Latilla. Eppure un campo lungo in esterno ci mostra ragazzi con vestiti del giorno d’oggi: perciò no, il film non è un’opera di finzione.

Chi è allora questo ragazzo che scruta gli angoli del castello avvolto in una cappa? Il genius loci di Fondi? Un fantasma? Una voce narrante spiega allo spettatore la storia della cittadina e della sua fortezza. Il protagonista del filmato ha però lo sguardo di chi stia scoprendo qualcosa: non è quindi un Caetani. Un loro ospite, o un loro prigioniero? Amichevole oppure ostile?

Esce dal castello e si aggira per le vie, riprese in notturna. Il campo lungo al giorno d’oggi era in diurna: il nostro gentiluomo invece appare sempre e solo di notte, il che avvalora l’ipotesi del fantasma, ma introduce quella del vampiro. Bela Lugosi sul Tirreno? Il ragazzo ha il pallore del vampiro e sembra più concreto d’uno spettro. Si aggira tra stradine abbondanti in pietra ma non in sangue.

Fondi non è un paesino, conta quasi quarantamila crani; ma nella tenebra di questo cortometraggio non si scorge anima viva. Se ne vede una, ma che sia viva non è detto. Ci dice molto la voce fuori campo, che se non snocciolasse la storia del luogo sembrerebbe la voce narrante d’un film noir, e il nostro fantasma un investigatore privato in abiti d’altri tempi, un attore vittima della confusione d’una sarta di Cinecittà.

Questo nuovo arcano incantatore si aggira con passi che non fanno rumore, un’ombra fra luci che non paiono nemmeno elettriche: allora non siamo in un film girato nel Duemila, ma siamo davvero in una notte di secoli fa, e questo non è un cortometraggio ma un sogno. O un incubo. Il tempo è sfasato, gli orologi si sono fermati come alle pendici di Hanging Rock, non sappiamo più se il gentiluomo in cappa e candelabro sia piombato nel nostro secolo o se noi siamo stati trascinati nel suo.

Gianmarco (regista) e Francesco (regista e attore) Latilla hanno realizzato con Il crepuscolo degli dei un omaggio al loro “antico e misterioso borgo” (sono parole loro), “illuminando poco a poco ciò che è rimasto conservato nei secoli di un paese conosciuto per la sua incantevole bellezza”. Il loro film non è un documentario, né un’opera di finzione: è un sogno, nient’altro che un sogno, il sogno di un sogno.

Artículo*: Tommaso de Brabant

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